Metto Sam Cooke in macchina e mi innamoro di Murakami, cos’è “per sempre” ora?

Danila Giancipoli
5 min readMar 15, 2021

Trovo una frase bellissima in Dance Dance Dance di Murakami ma non ho la mia solita matita a portata di mano per sottolinearla. Quindi faccio un’orecchietta, perché non posso permettermi di lasciarla andare. Strano, mi sono persa un sacco di matite da quando ho cambiato il letto e non so dove siano finite.

Sono le 22 circa ma il caffè è pronto fumante, una caraffa piena. Me ne riempio un altro po’ così quello più vecchio si riscalda. Ha sempre lo stesso sapore di tranquillità, al contrario di quanto pensi la gente non c’è niente di amaro nel non mettere lo zucchero nel caffè. E’ una cosa che ha a che fare con lo stare bene, sereni, calmi. In equilibrio. Penso a tutte le cose che mi è venuta improvvisamente voglia di scrivere, un fiume di parole, immagini, soprattutto immagini. Una donna in una vasca, una stanza d’albergo, la neve ghiacciata e sporca ai lati delle strade. Sarà che con questa nuova vita di ristrettezze ogni tanto i ricordi vengono a bussare con una certa vividezza, e chiedono disperatamente di non essere dimenticati. Scrivine, ti prego, per favore, sembrano dire. E succede nei momenti più imprevisti, taglio della frutta e penso ad una colazione che sembrava perfetta, me in vestaglia, i lamponi comprati per l’occasione. Una torta venuta male, un paio di occhi che amavo tanto. L’ultima volta che ti ho visto. Ed ecco che arriva un ricordo come una macchina ad alta velocità, che fa lo stesso rumore di una frenata improvvisa, di uno schianto. Di una fine. Perchè di questo si tratta, una fine. Eppure, come mi ricorda questa strana frase sull’ultimo libro di Stephen King proprio qui accanto a me, c’è sempre un dopo, adesso lo so, almeno finché non moriamo. Spotify ha imparato tutte le canzoni che mi piacciono, non devo più dirgli niente. Ho bisogno di musica, praticamente ogni fottuto momento delle mie giornate. Da sempre ma ora di più. Ah, canto Sam Cooke a squarciagola quando capisco che tutto è andato a rotoli. E quanto mi piace quella playlist, Body & Soul, tra Natalie Cole, Otis Redding, Marvin Gaye, James Ray, i Supremes, i Jackson 5.

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Mi sono affezionata a cose senza tempo perché ho capito che il tempo è un bastardo. Qualcuno ha usato questa frase per un libro, ho scoperto, si chiama Jennifer Egan. Vedi, a non scrivere i libri e le frasi che ti vengono in mente che succede. Ma succede anche di peggio, in realtà. Succede che se non fai ciò che ami, finisci per amare ciò che trovi per davvero. E questa chi l’ha detta? Non lo so, me la diceva sempre un ragazzo d’oro che ho conosciuto al liceo. Il punto è che forse, il vero male di questo mondo è che la maggior parte di noi non ha mai fatto ciò che amava, perché ha pensato che fosse meglio aspettare. Se il mondo fosse nelle mani di coloro che hanno seguito il proprio istinto, non avremmo bisogno delle astronavi. Intanto Spoify ha scelto Dark until september di Will Hyde e la mia dose di caffeina serale giunge al termine. Possiamo provare a scrivere le cose del mondo, per il mondo. Ma niente è più potente di un racconto scritto bene, di una storia che ti pizzica il sangue nelle vene, che ti fa venire nostalgia della vita stessa. Eppure a volte mi nascondo, nei miei articoli, nelle avventure degli altri. Quello che evitiamo spesso e volentieri è una buona dose di coraggio. Vorrei potervi dire che mi mancano alcune cose, ma c’è troppa nebbia. Mi faccio spazio con le parole ma c’è troppa nebbia ed è densa. E’ peggio dell’anno scorso, perché mi ci sto perdendo qualcosa in questo fumo. Sono dentro il Massaua, è un cinema a pochi minuti dalla mia vecchia casa torinese. Ho comprato i biglietti, perché ci tengo che sia quella fila, quei posti, per vedere meglio. Ti aspetto, non c’è nessun motivo perché tu non debba arrivare. Poi apri la porta, è sera, è tardi. Ti ricordo come una cosa bella stagliata su uno sfondo notturno. Apri le braccia e con le mani mi circondi il viso. Mi baci forte come hai saputo fare solo tu. Sei in ritardo, ma nemmeno troppo, sei arrivato al momento giusto, e pure se questo è successo in un lontano marzo di tre anni fa, non ho nessuna intenzione di dare questo momento in pasto alla nebbia. Mentre torno a casa faccio un elenco mentale delle cose che posso fare per stare bene, per evitare di lasciarla vinta a questa storia amara che viviamo adesso. Le giornate si sono allungate, arrivo all’uscita del raccordo senza traffico. Evito le buche, cambio cd. Giusto quegli ultimi due minuti. E mi convinco che non ha più senso scrivere di questo, non ha più senso attaccarsi a quello che non torna. Non è l’unico modo per rimanere vivi.

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Quindi invento, e penso ad una vasca da bagno e una candela accesa. Ai vestiti sparsi sul pavimento e una pila di riviste alla destra del lavandino. Ad una casa piena di quadri, qualche foto, nemmeno troppe. Ai passi che risuonano veloci sulle scale. La porta si apre e una sensazione di calore torna a regnare sulla scena. La giacca non serve più, ma le maniche della camicia vanno arrotolate fino ai gomiti. E’ stata una giornata così lunga, no? Si accovaccia vicino alla vasca sfiorando le ceramica con l’indice della mano destra. Si bagna per sbaglio, non fa niente. Sfrega le dita. La serata non è ancora finita, alla fine. E lì fuori c’è ancora vita, per di più. E c’è pure un sorriso, e gratitudine, per l’affetto che alla fine è una rarità. Ecco lascio i miei due personaggi in quel bagno in un giorno d’inverno. Sono arrivata a casa e devo mettermi un altro po’ in sesto, è stata una giornata dura anche per me, ma la vita fuori arranca. Controllo paranoica di aver chiuso bene la portiera, lascio che il freddo mi freghi la pelle scoperta, accelero il passo. Un amico mi ha chiamato per dirmi che questa cosa non può durare per sempre e io gli credo. Per sempre, adesso ha un altro sapore. Sa di musica che non mi stanco mai di ascoltare, di pioggia che aspetto per uscire, di vino rosso anche se è mercoledì. Sa di lenzuola pulite, di silenzi notturni in cui tutto ferma e allora sì, magari andrà tutto bene. Sa di vaniglia e caffè caldo. Sa di carta vecchia, dei libri usati di King. E’ diventato tardi per i domani, di questo ne sono certa. Ma come si fa? Mi innamoro di Sam e Murakami, e mi sembra la cosa più eccezionale di questi giorni.

If you ever change your mind
About leaving, leaving me behind
Baby, bring it to me, bring your sweet lovin’
Bring it on home to me
yeah.

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